Editoriali

Il messaggio di Pasqua del Vescovo

                                                                            «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?»


Nulla impedirà al sole di sorgere ancora,

nemmeno la notte più buia.

Perché oltre la nera cortina della notte

c’è un’alba che ci aspetta.


Carissimi/e,

nell’imminenza della Pasqua del Signore, queste parole di Khalil Gibran, poeta e scrittore libanese dei primi del Novecento, risuonano in me con una forza speciale. Qualcuno potrebbe ritenere più appropriato, per un uomo di fede, attingere ai testi biblici o agli scritti dei Padri della Chiesa per affrontare il tema della Risurrezione. Tuttavia, poiché lo Spirito soffia dove vuole (cfr. Gv. 3,8), sento che queste parole esprimono con autenticità la certezza che mi accompagna e che mi permette di affermare, anche in un tempo fragile e incerto come quello attuale, che «è la Pasqua del Signore».

Riconosco che molti potrebbero sorridere davanti alla mia affermazione, forse con un pizzico di scetticismo, considerando il mio annuncio come l’espressione di una visione ingenua della vita. C’è chi potrebbe obiettare che la vita ha un termine e che, a volte, la notte è così fitta da soffocare l’alba. Ma avere fede significa avere fiducia in Qualcuno che ci ha già salvato ed io, nel buio di tante notti, tra le tante parole che sento ogni giorno, voglio fidarmi solo della Parola che sentiremo pronunciare nella solenne veglia di Pasqua: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5-6).

Affinché questa Parola diventi Luce capace di illuminare ogni scelta di vita, mi lascio guidare dalle parole di un santo vescovo, don Tonino Bello, che così scriveva: «Le parole che i “due uomini” rivolgono alle donne, la mattina di Pasqua, davanti al sepolcro vuoto di Gesù, sono le più belle, le più stimolanti e le più impegnative del Vangelo. Le più belle perché se Gesù non fosse risorto, la sua vicenda, per quanto straordinaria, sarebbe stata semplicemente umana, suppergiù come quella di tanti uomini e donne vissuti coraggiosamente e generosamente. Gesù l’avremmo potuto soltanto stimare, ricordare, dedicargli qualche monumento sulle piazze. Le più stimolanti perché, essendo risorto, vive accanto a ogni uomo e ogni donna che credono in lui, per aiutarli a vivere come lui è vissuto. Le più impegnative perché vivere accanto a lui, come lui, significa accogliere quelle parole della mattina di Pasqua non in forma interrogativa ma affermativa: “Non cercate tra i morti colui che è vivo! Non è qui, è risorto”. Quindi: “Andate e vivete come lui, da risorti”».

In queste parole, cariche di parresia e dal sapore meravigliosamente profetico, si percepisce che l’assenza significata dal sepolcro vuoto non è abbandono, ma è una dichiarazione di fiducia. Ed è proprio questa fiducia, maturata nel tempo, a rendere salde le convinzioni più intime della nostra fede.

E allora sì, oggi è Pasqua! Oggi è il giorno in cui possiamo proclamare con rinnovata certezza che da ogni morte si risorge! Dobbiamo dirlo a noi stessi, al mondo che ci circonda, a chiunque si trovi immerso nella disperazione. Dobbiamo incarnare questa speranza nei luoghi in cui la vita viene misurata e accettata solo se vincente, forte e utile.

Pasqua, per noi credenti, non è solo un augurio, ma è uno stile di vita. È una scelta, una speranza, una lotta, un atto d’amore. Anche oggi è Pasqua pur nel paradosso di un mondo che cerca di costruire la pace con le armi, di persuadere con la minaccia, di emergere attraverso la denigrazione e lo sfruttamento, di difendere uccidendo! È Pasqua in Israele e Palestina, così come in Russia e Ucraina. È Pasqua sotto le macerie del Myanmar, tra le schegge degli esplosivi, su un barcone in mezzo al mare, per chi lotta per un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale. La Pasqua fiorisce quando troviamo il coraggio di accogliere il Risorto nella nostra vita e non lasciare che la morte abbia l’ultima parola.

La nostra festa inizia proprio lì, davanti a un sepolcro vuoto, davanti a quella pietra rotolata via che ci impedisce di venerare un cadavere, ma ci invita a credere nella vita risorta, nella Vita passata oltre l’esperienza della morte.

Quest’anno in modo speciale, celebriamo la Speranza della Pasqua in questo tempo di grazia giubilare che ci invita a diventare “Pellegrini di speranza” e a lasciarci sorprendere da Dio che non si stanca mai di aprire il suo cuore, di ripetere il suo amore, di offrirci la sua vita.

A tutti noi, allora, buona Pasqua con l’augurio è che ciascuno abbandoni in fretta il sepolcro della rassegnazione e della sfiducia per incamminarsi verso gli altri, irradiando nel mondo la Luce radiosa della Speranza di Cristo e diffondendo il profumo inarrestabile della Risurrezione.

Auguri di cuore nella Pasqua del Signore!

+Francesco Massara, Arcivescovo